Storia scritta a più mani da:
Federico, Rebecca, Adua, Francesco, Laura, Agata, Marco
Era l’alba di una bella giornata di primavera. Al Museo del Vino, tutto era tranquillo. Tutto d’un tratto, si sentì un forte PAM PATAPAM BUM… e con un forte rumore uscì, da una delle anfore della prima sala, un gigantesco genio azzurognolo.
“Beh, ma che modi sono mai questi?” – gli chiese l’anfora tutta spaventata.
Il genio rispose “Non volevo spaventare nessuno, scusa. Sto solo cercando un posto dove trasferirmi; la lampada in cui ho vissuto finora è diventata troppo stretta! Tu, invece, andresti benissimo! Posso stabilirmi qui?”
“Beh, se non fai sempre tutto questo rumore ogni volta che esci, per me va bene…” rispose l’anfora presa in contropiede.
“Affare fatto! Non preoccuparti. Anzi, guarda, adesso ho proprio voglia di andare in paese a cercare qualcuno che abbia dei desideri da esaudire… ho voglia di lavorare un po’! Ci vediamo dopo” e così dicendo aprì la porta del museo e si incamminò…
… incontrò due bambini di nome Jack e Gianni. I due bambini volevano che questa epidemia finisse!
Per il genio era un desiderio molto grande però accettò, ma il genio voleva qualcosa in cambio, cioè dovevano impegnarsi per far entrare più persone possibili nel museo perché lui non aveva mai visto un museo così vuoto; siccome ci abitava, per lui non poter incontrare visitatori e non far esprimere i desideri era un grosso problema!
I due bambini capirono e incominciarono a discutere su cosa fare.
A Gianni venne in mente che potevano iniziare dalle loro famiglie. Per il genio era una bella idea e…
…li lasciò a decidere come e quando portare le loro famiglie al museo. Si sarebbero rivisti là. Intanto lui proseguì ….
… verso il paese e poco dopo esaudì il desiderio di Kevin, che il suo gatto ritornasse a casa perché era scappato. Poi incontrò Emi, una bambina che aveva 10 anni. Il genio le chiese: “che cosa desideri?”. La bambina rispose: “Che gli infermieri trovino il vaccino del virus, che i telegiornali la smettano di parlare di persone positive”. Allora il genio rispose: “mi sembra un desiderio un po’ grosso, ma accetterò ad una condizione: che quando avranno trovato il vaccino tu e la tua famiglia verrete al Museo del Vino, dove vivo io, a farmi compagnia, perché mi sento tanto solo; ho solo delle anfore con cui parlare!” disse il genio un po’ rattristato. La bambina accettò, perché anche lei aveva provato quel sentimento di solitudine e sapeva che non era piacevole… Qualche giorno dopo i telegiornali di tutto il mondo dicevano che gli infermieri avevano trovato il vaccino al Coronavirus, che la pandemia era finita e quel giorno riaprirono tutti i parchi, i centri commerciali e i musei, compreso quello del genio. Allora Emi andò con la sua famiglia, con i cugini e gli zii a trovarlo e a fargli compagnia!
Ma questo successe appunto qualche giorno dopo. In quella bella mattina di Primavera, intanto, il genio continuò il suo giro per il paese per raccogliere desideri e per esaudirli.
Fu così che il genio poco dopo incontrò un altro bambino che si chiamava G. Siccome le scuole erano ormai quasi finite desiderava che organizzassero una bellissima festa con tutta la classe per…
…poter festeggiare i ragazzi di 5a per la fine del loro percorso alla scuola primaria, tutti insieme alle loro famiglie e alle maestre, mangiando pizza e gelato, assieme al genio e poi tutti al Museo del Vino con la guida speciale del genio azzurognolo….
…e così il genio e G. si misero all’opera.
Invitarono tutti i ragazzi di classe 5a, prepararono dei banchetti e dissero a tutti gli invitati di rispettare le regole.
Arrivò della gente, ma non tantissima, perché alcuni avevano pensato che non era una buona idea e non volevano rischiare il peggio!
Fu così che il genio cercò di convincere tutti che era una buona idea e che non c’era niente da preoccuparsi, perché il genio voleva che tutti fossero felici e voleva accompagnarli al suo museo…
riuscì a convincere molti, quasi tutti, e gli invitati si divertirono tutti insieme …
La mamma di G. non era contenta, ma lasciò fare al genio a una condizione: che nessuno venisse contagiato. E nessuno si ammalò (ovviamente) e alla fine della festa il genio decise di vedere se al museo c’erano abbastanza persone… se ne aspettava molte meno!!!
Il genio era contento, ma mancavano i suoi parenti. Allora li chiamò…
Dissero noooooooo e lui era triste, ma li capiva perché erano soggetti a rischio, avendo più di 10.000 anni
Quindi si preparò per esaudire il desiderio di far finire la pandemia, ma ci sarebbe voluto almeno un mese prima che il desiderio si realizzasse (visto che era un GRANDE DESIDERIO, MA MOLTO GRANDE).
Nel frattempo tutti pensarono come divertirsi insieme in quel mese.
Così pensarono di …
… colorare tutto il paese. Ognuno prese pennelli e vernice e si mise a dipingere la propria casa con dei colori brillanti. C’erano case rosse, fucsia, arancioni, gialle, verdi fluo… I bambini dipinsero invece la scuola del paese con i colori dell’arcobaleno. Andarono avanti per un mese. Dipinsero anche le strade, i negozi, le panchine. Nessuno riconosceva più il paese. Alla fine il genio disse che ormai il tempo stava scadendo e che la pandemia sarebbe finita a breve…
E infatti così fu. Un bel giorno la notizia tanto attesa arrivò: la pandemia era finita, si poteva ritornare alla vita di sempre. Nel paese, ora tutto colorato, ci fu una grande festa, una festa dai mille colori: le persone si ritrovarono per le strade e nelle piazze; i bambini giocavano tra loro spensierati; tutti avevano tante cose da raccontare agli altri. Ma tutti si ricordarono anche del Genio dell’anfora e andarono a ringraziarlo al Museo del Vino: il museo fu inondato da una folla gioiosa e festosa. Il genio, tutto orgoglioso e felice, si faceva fotografare sopra la propria anfora fino a che a un certo punto disse: “Cara anfora, adesso sono un po’ stanco! Qui la gente ha ritrovato la voglia di stare insieme e io posso tornare a dormire per qualche migliaio di anni”. “Fai pure, Genio, accomodati! Ti meriti un bel riposo. Al Museo ci penseremo noi…” rispose l’anfora. E il genio sparì al suo interno. Ed è ancora là che dorme…
Quando andrai al Museo del Vino, prova ad indovinare in quale anfora sta dormendo…